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TFR, cos’è e come viene calcolato

Tempo di lettura: 3 minuti Il TFR è una somma che riceve il lavoratore subordinato in caso di cessazione del rapporto di lavoro. Come funziona e come si calcola?

Tempo di lettura: 3 minuti

TFR è l’acronimo di Trattamento di Fine Rapporto e sottintende una prestazione economica di competenza del lavoratore subordinato che riceverà alla cessazione del rapporto di lavoro per qualsiasi motivazione. Si tratta di un compenso differito, ovvero maturato e posticipato che è calcolato su base annuale. Questo trattamento è quantificato attraverso un calcolo che tiene conto della retribuzione annua divisa per 13,5 mensilità e dell’indice di rivalutazione stabilito al 75% dell’inflazione più l’1,55 fisso. 

Come si calcola il TFR?

Il conteggio avviene tramite la somma di una quota di ciascun anno di lavoro divisa per il coefficiente 13,5. A conti fatti significa che il TFR accantonato è un importo accumulato in modo progressivo con una rivalutazione annua che tenga conto dell’inflazione e dell’aumento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo rilevato nell’anno precedente. 

Il calcolo del TFR è sempre riportato in busta paga. Per controllarlo puoi sempre rivolgerti ad un CAF o all’ufficio risorse umane. Ciò che devi sapere non riguarda tanto come si ottiene questo calcolo che potremmo definire relativamente semplice. 

La complessità deriva dalla numerosità degli anni di lavoro per i quali dovrai sempre ricavarti il tasso di rivalutazione ISTAT e calcolarlo in percentuale rispetto a quanto percepito. Piuttosto devi conoscere i tuoi diritti in qualità di lavoratore e come viene pagato il TFR secondo le modalità stabilite dalla legge. 

TFR: di cosa si tiene conto?

La retribuzione base per il calcolo del TFR viene conteggiata sommando tutti gli eventi retributivi tipici, normali e ripetitivi del rapporto di lavoro. A questi si aggiungono:

  • aumenti periodici di anzianità, 
  • superminimi, 
  • indennità di maneggio di denaro, 
  • maggiorazione dei turni, premi presenza, 
  • straordinari fissi ripetitivi, 
  • valori convenzionali della mensa, 
  • indennità per disagiata sede, 
  • importi forfettari, 
  • provvigioni, premi, 
  • partecipazioni,
  • altre somme corrisposte a titolo non occasionale. 

Sono esclusi solamente i rimborsi spese e tutte quelle retribuzioni straordinarie, ovvero non fisse e senza regolare cadenza. 

Il TFR è un diritto 

Il dipendente, sia pubblico che privato, è sempre titolare del TFR e, pertanto, deve riceverlo dopo che la cessazione del rapporto di lavoro sia stata consolidata. In Italia esistono varie forme di restituzione tra cui quella dell’anticipo del TFR ottenibile solo da dipendenti con almeno otto anni di anzianità lavorativa. 

Per i dipendenti del settore pubblico, invece che di TFR, si parla sempre di liquidazione TFS, l’indennità di fine servizio corrisposta a tutti i dipendenti pubblici assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000. 

Quando viene pagato?

Tale somma deve essere ricevuta in maniera automatica e quindi non deve esserci una richiesta precisa. Se il datore di lavoro non dovesse corrispondere quanto dovuto il dipendente potrà procedere tramite sollecito con il supporto di un legale o agendo da solo, per suo proprio conto. 

In caso di fallimento dell’azienda presso cui il lavoratore abbia accantonato il TFR, invece, questo potrà accedere a quanto dovuto tramite il Fondo di Garanzia Inps. La domanda deve essere presentata online utilizzando i canali telematici dell’INPS oppure rivolgendosi ad un CAF o ad un consulente del lavoro. 

Tempistiche di erogazione del TFR

Le tempistiche di erogazione del TFR dipendono dal tipo di azienda, dal tipo di impiego e dalle condizioni economiche della stessa per cui potrebbero volerci circa 45 giorni. Ovviamente in caso di difficoltà sui bilanci il lavoratore e l’azienda possono accordarsi per un pagamento del TFR a rate. 

Per alcune categorie di lavoratori assunti tramite CCNL, invece, sono previsti tempi massimi di 30 o 45 giorni che sono espressi proprio nel contratto di riferimento. In caso di mancato accordo il pagamento non corrisposto entro il termine di legge prevederà l’applicazione di un interesse ma è chiaro che, in caso di fallimento, le tempistiche potrebbero andare anche oltre i 12 mesi di attesa. 

In ogni caso il lavoratore ha facoltà di esercitare il diritto al trattamento di fine rapporto entro cinque anni dalla cessazione del contratto. Qualora non lo facesse il datore di lavoro non sarà più tenuto a corrispondere tale indennità. 

Cessione del quinto e rateizzazione del TFR

Nelle aziende solide e in salute il TFR viene pagato assieme all’ultima busta paga. Le tempistiche dilungate riguardano spesso la necessità di verificare il calcolo del TFR maturato e per l’autorizzazione della transazione al beneficiario. 

Qualora ci fosse un prestito tramite cessione del quinto attivo il licenziamento attiva la polizza per la perdita dell’impiego oppure richiede il saldo del debito tramite il TFR accantonato. 

In altri casi potrebbe essere spostato il finanziamento presso il nuovo datore di lavoro del debitore, il quale avrà sei mesi di tempo per trovare un impiego. Superati i sei mesi l’assicurazione provvederà a saldare il debito con l’istituto che ha erogato il prestito e, pertanto, l’insolvenza penderà tra la compagnia assicurativa ed il lavoratore. Questo potrà accordarsi per ripagare quanto dovuto, evitando l’intervento del recupero crediti, oppure usufruire delle agevolazioni e delle riduzioni dell’importo per incentivare una rapida restituzione